Non è infrequente il caso di clienti di istituti di credito e fruitori di carte di credito, si vedano l’addebito sul proprio conto corrente di acquisti effettuati magari a molti chilometri di distanza se non addirittura all’estero.
Tale condotta, va ad integrare un reato informatico o cybercrime che prende la denominazione anglosassone di “Hacking ”dove la parola hacking deriva dal verbo inglese to hack, che significa intaccare.
Colui che pratica l'hacking viene identificato come hacker: il suo obiettivo è solitamente quello di acquisire un'approfondita conoscenza del sistema su cui interviene, per poi essere in grado di accedervi o adattarlo alle proprie esigenze.
In genere l’hacker entra nel sistema operativo della vittima attraverso un virus denominato cavallo di troia al fine di carpire i codici pin e molto altro.
Una volta ottenute le informazioni, la carta di credito viene clonata e così il reo può porre in essere tutti gli acquisti che desidera finché, ovviamente, la vittima non provveda al blocco della carta stessa.
È capitato che a clienti del Banco Posta vittime di hacking, sia stata posta in essere resistenza dalle Poste per riottenere quanto loro indebitamente sottratto, infatti è esemplare quanto capitato al Sig. G.M. di Roma , al quale è stato chiesto se avesse utilizzato, per le operazioni di conto corrente, solo il circuito Banco Posta, che per l’eventuale rifusione sarebbe stato necessario attendere un lunghissimo tempo che poteva protrarsi per diversi mesi se non anni.
Così il Sig. G.M. ha deciso di rivolgersi ad un legale il quale prima di redigere una comunicazione di messa in mora all’ente erogatore della Poste Pay, ha provveduto a studiare il contratto sottoscritto dal G.M. all’atto dell’apertura del conto.
Nel foglio informativo rilasciato ai sensi della normativa in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari in allegato al Contratto di apertura del conto Banco Posta si faceva espressamente richiamo a quanto disposto nel D.lgs n. 11 del 27.01.2010.
Tale articolo afferma che “ nel caso in cui un'operazione di pagamento non sia stata autorizzata, il prestatore di servizi di pagamento rimborsa immediatamente al pagatore l'importo dell'operazione medesima. Ove per l'esecuzione dell'operazione sia stato addebitato un conto di pagamento, il prestatore di servizi di pagamento riporta il conto nello stato in cui si sarebbe trovato se l'operazione di pagamento non avesse avuto luogo” .
Giurisprudenza prevalente e
consolidata in materia ha stabilito che che "svolgendo attività professionale, la banca deve adempiere tutte le obbligazioni assunte nei confronti dei propri clienti con la diligenza particolarmente qualificata dell’accorto banchiere, non solo con riguardo all’attività di esecuzione di contratti bancari in senso stretto, ma anche in relazione ad ogni tipo di atto o di operazione oggettivamente esplicati" (Cassazione n. 13777/2007).
Quindi a tutti coloro che dovessero sentirsi rispondere dall’ente erogatore della carta di credito, che il risarcimento è solo eventuale, l’invito è di recarsi da un legale e redigere immediatamente una lettera di messa in mora indirizzata alla sede legale dell’istituto di credito e alla filiale dove è domiciliato il conto corrente.
Da parte sua la parte offesa del reato dovrà, una volta appurato il fatto, in primis bloccare immediatamente la carta di credito e contestualmente recarsi dal proprio legale di fiducia oppure presso la Polizia Postale o i Carabinieri e sporgere formale Denunzia – Querela alla quale andranno allegate le operazioni indebite che si intendono disconoscere.
Dopo aver provveduto a sporgere la Denunzia, dovrà recarsi (con almeno due copie conformi all’originale) presso la filiale dove è domiciliato il conto corrente.
Tutti hanno diritto al risarcimento, in questi casi occorre mantenere la calma e recarsi presso le autorità competenti e salvo non si siano effettuate operazioni anomale, gli istituti di credito erogatori delle carte saranno tenuti al risarcimento in quanto responsabili per la sicurezza dei propri clienti.
Un consiglio che da sempre la Polizia Postale, competente per tali fattispecie di reato, fornisce è quello di aggiornare costantemente il proprio antivirus in modo da arginare il rischio di indebiti accessi ai sistemi operativi da parte degli hacker.
Avv. Marco Mariscoli