Sovraffollamento carcerario: cronica emergenza del sistema penitenziario italiano. Nella storia recente delle carceri italiane, già dall’inizio degli anni ’90, si riscontra un sempre maggiore ricorso alla detenzione, che si manifesta con una crescita consistente della popolazione carceraria. Rispetto ai dati del 1991, si registra nel 2013 un aumento della popolazione carceraria pari al 57%: la crescita è stata più del doppio (i dati sono reperibili sul sito del Ministero della Giustizia, nella sezione “strumenti-statistiche” e sono aggiornati al 30 novembre 2014). Si tratta di un dato davvero significativo che permette di cogliere una tendenza sempre più forte al ricorso al carcere. Il numero di soggetti trattenuti nelle carceri italiane, in certi anni, ha subito ampie variazioni in corrispondenza di determinati interventi legislativi. Si pensi ai provvedimenti di indulto, come quello del 2006 che ha riportato il numero dei detenuti sotto la soglia dei 40.000, o ancora alle c.d. leggi svuota carceri promulgate tra il 2010 e il 2012 (Legge n. 199 del 26 novembre 2010 in Gazzetta Ufficiale, 1 dicembre 2010, n.281; e d.l. 22 dicembre 2011, n. 211 conv. in Legge 17 febbraio 2012, n. 9 recante "Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri"). Ma ancor più interessanti sono gli sviluppi recenti. In effetti, in seguito all’emanazione dei decreti legislativi del 2013, che sono intervenuti sia sul codice penale, sia su quello di procedura penale, sia sulla legge sull’ordinamento penitenziario (Cfr. DELLA BELLA A., Emergenza carceri e sistema penale, G. Giappichelli Editore, Torino, 2014), oltre ad aver apportato modifiche ai testi unici in materia di stupefacenti e immigrazione, i dati registrano una decrescita del numero dei detenuti nelle nostre carceri pari al 17,6% (al 30 giugno 2013, prima dell’entrata in vigore del d.l. 78/2013, il numero di detenuti ospitati nelle carceri italiane era pari a 66.028. Secondo le ultime indagini statistiche, aggiornate al 30 novembre 2014, il numero è sceso a 54.428: 11.600 detenuti in meno). Secondo i dati più recenti (aggiornati a inizio giugno 2014) il tasso di detenzione in Italia è pari a circa 97 detenuti ogni 100.000 abitanti (occorre ricordare però che gli stranieri irregolari sono ricompresi tra i detenuti, mentre non lo sono tra i residenti). Per quanto riguarda poi le tipologie di reato maggiormente rappresentate, la maggior parte dei detenuti si trova in carcere per reati contro il patrimonio (25%); seguono poi i reati in materia di stupefacenti (19%), ed infine quelli contro la persona (17%). La percentuale rimanente si riferisce a “altri reati” non specificati (39%). La maggior parte dei detenuti è di sesso maschile e di età compresa tra i 30 e i 39 anni (secondo i dati del Ministero della Giustizia, aggiornati al 30 giugno 2014, i detenuti di età compresa tra i 30 e i 34 anni sono 9.049. Mentre quelli compresi tra i 35 e i 39 sono 9.240. Le fasce di età meno rappresentate sono quella tra i 18 e i 20 anni, con 830 detenuti, e quella dai 70 anni in su, con 622 detenuti). Anche tenendo in considerazione che nel primo dato citato, diversamente dal secondo, non rientrano gli stranieri irregolari, ugualmente è difficile pensare che dal 6,3% di stranieri presenti in Italia si possa passare a cifre intorno al 30% aggiungendo i numeri relativi agli irregolari. La sproporzione evidenziata è un dato assolutamente rilevante e che fa riflettere. In Italia la presenza di situazioni di marginalità sociale tra i detenuti è evidente dalla sovra-rappresentazione di stranieri e tossicodipendenti. L’attuale tasso di sovraffollamento delle nostre carceri ammonta al 110% (i dati sono aggiornati al 30 novembre 2014). Si ritiene che sul tasso di sovraffollamento italiano abbiano indubbiamente influito gli ultimi provvedimenti legislativi, attestato che a marzo del 2014 il tasso era del 130% e ancora prima, nel 2012, il tasso era del 153% (per evidenziare la gravità dell’emergenza italiana si possono richiamare i dati più allarmanti relativi allo Stato della California dove il tasso di sovraffollamento nelle carceri è particolarmente elevato: alla fine del 2013 il numero di detenuti rappresentava il 142,7% del numero dei posti effettivamente disponibili). Sulla crescita dell’emergenza per sovraffollamento si devono annoverare certi “automatismi”. Con la Legge Ex Cirielli n. 251 del 2005, il legislatore italiano ha introdotto una serie di disposizioni repressive a carico dei recidivi reiterati. Tale normativa prevedeva, in sostanza, “un trattamento sanzionatorio su misura, ispirato ad una logica di pura neutralizzazione”, che comprendeva, fra l’altro, aumenti di pena, una minore possibilità di applicazione di attenuanti, l’esclusione dell’operatività automatica del meccanismo di sospensione della pena (art. 656 c.p.p.), l’allungamento dei termini di prescrizione (art. 161 co. 2 c.p.p.), e, ancora, una maggiore difficoltà o addirittura l’impossibilità di accedere a misure sostitutive (art.47ter e 58quater co. 7bis ord. penit., art. 50bis c.p.p.). Purtroppo dai dati statistici non è possibile valutare né la portata applicativa della Legge Ex Cirielli, né l’effettivo impatto che essa ha avuto sul sistema penitenziario. Resta il fatto che si tratta di “automatismi” che nella maggior parte dei casi hanno avuto come effetto quello di aumentare la popolazione carceraria, ponendosi da ostacolo a soluzioni alternative al carcere. Attualmente la situazione è in parte diversa. Il decreto legge n. 78/2013 ha, infatti, parzialmente inciso sulla disciplina a carico dei recidivi reiterati. La novità più consistente della riforma è rappresentata dalla soppressione del divieto di sospensione dell’ordine di esecuzione delle condanne di cui all’art. 656 quinto comma del c.p.p., previsto per i recidivi reiterati. Ancora, è rilevante anche l’eliminazione degli ostacoli che limitavano l’accesso alla misura della detenzione domiciliare per questi soggetti. Questi particolari interventi pare abbiano contribuito alla deflazione del tasso di sovraffollamento evidenziata in precedenza; certo è che ancora esistono alcuni automatismi la cui costituzionalità resta assai dubbia. Nonostante ad oggi il tasso di sovraffollamento delle nostre carceri non desti particolari preoccupazioni – benché il problema non sia completamente superato – possiamo considerarci ancora in una sorta di stato d’allerta.
Avv. Giampaolo Leggieri